Mobilità compensativa

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La mobilità compensativa o interscambio

La mobilità compensativa, anche detta interscambio, trova disciplina nell’art. 7 del D.P.C.M. 325 del 1988. Secondo tale norma si prevede che i dipendenti pubblici possano scambiarsi tra loro, pur appartenendo a diversi settori. Quello che manca in tale tipologia è infatti la condizione della parità di qualifica, essendo invece richiesta la parità di profilo professionale, come ad esempio infermiere, operatore sociosanitario, ma non necessariamente devono appartenere alla stessa fascia economica. Normalmente, però, per effettuare una mobilità compensativa entrambi i dipendenti fanno richiesta alla rispettiva amministrazione di appartenenza in base a problematiche gestionali.

Volendo quindi riassumere le due condizioni fondamentali, bisogna considerare l’accordo tra le amministrazioni delle quali i richiedenti fanno parte, che acconsentano perciò allo scambio, e il fatto che i dipendenti siano dello stesso profilo o svolgano uguali mansioni.

Il concetto di profilo professionale è diverso da quello precedentemente trattato di qualifica e tiene conto delle competenze e capacità essenziali richieste ad un lavoratore in base alle prestazioni affidategli. Più queste specificazioni saranno dettagliate, maggiori saranno le possibilità di restringere il campo consentendo anche di far capire con più esattezza a quali lavoratori ci si rivolge.

Solitamente il profilo professionale è il risultato di un’analisi di tutti i requisiti richiesti in base alle caratteristiche degli esercizi da far svolgere. Può prendersi conoscenza degli interscambi dalle piattaforme ufficiali sulle quali sarà possibile visualizzare tutti gli annunci per interscambio nel pubblico impiego.

Tale procedura, conosciuta anche come scambio alla pari o cambio compensativo, può rappresentare una buona opportunità per tutti coloro che si trovano costretti a dover pubblicare un annuncio di interscambio, a causa della necessità di cambiare la città di lavoro per motivi personali o no. Si tratta a tutti gli effetti di un fenomeno di emigrazione ma interno, che sia nella regione, provincia o comune.

Le problematiche che possono essere contrastate con questa opzione sono svariate, il tutto può tornare utile a chi, per esempio, debba fare molti chilometri al giorno per arrivare nella propria sede di lavoro, a chi abbia la necessità di trovare un nuovo posto dove stare, a chi voglia cambiare ente o che voglia semplicemente sperimentare nuovi orizzonti lavorativi. Anche tale procedura, tuttavia, non interrompe mai il rapporto lavorativo.

Come funziona il cambio compensativo

Analizzando un profilo pratico, è possibile dire che tale tipo di procedura prevede una serie di step:

  • in primo luogo, bisogna individuare le persone interessate all’interscambio appartenenti allo stesso profilo.
  • in secondo luogo, entrambi i soggetti richiedenti devono contemporaneamente presentare domanda di richiesta alle rispettive PA con apposita lettera. In quest’ultima i lavoratori devono dichiarare di essere a conoscenza che anche l’altro abbia proceduto alla spedizione di una lettera speculare e si inserisce in cc il proprio ente.
  • In terzo luogo, si procede poi al sostenimento di un eventuale ulteriore step che può prevedere un colloquio con l’ente presso il quale ci si vuole trasferire. Possono essere chiamati a rilasciare un colloquio entrambi o uno solo dei lavoratori coinvolti, che dovranno sperare di aver fatto una buona impressione, in modo da ottenere il via libera dell’ente per cui lavorano. Di solito questo penultimo passaggio viene utilizzato per verificare che l’impiegato sia in grado di svolgere quanto richiesto.
  • in ultimo, la procedura può intendersi conclusa solo nel momento in cui l’amministrazione di provenienza acconsenta all’interscambio, elemento proprio senza il quale l’intero procedimento si blocca.

Il cambio compensativo per infermieri

Per quanto riguarda il cambio compensativo nel settore sanitario, le norme da seguire sono sempre le stesse. Come da prassi, il cambio compensativo per infermieri richiede il nulla osta, viene rilasciato direttamente dai direttori generali degli enti di appartenenza dei rispettivi richiedenti, una volta sentito e accordato anche il parere del responsabile preposto dove è inserito il lavoratore.

Si tratta di una forma di consenso che deve essere rilasciato, secondo previsione contrattuale, dopo che siano passati dieci giorni dal ricevimento dal momento di ricezione della richiesta di trasferimento all’azienda di appartenenza nel caso in cui si tratti di enti compartimentali della sanità ed entro un mese ad enti intercompartimentali. La domanda del lavoratore viene giuridicamente considerata come un atto unilaterale di tipo recettizio, produce effetto dal momento di ricezione da parte del soggetto a cui è rivolta.

Passando ad analizzare, invece, la mobilità volontaria per infermieri anche questa è possibile. Funziona secondo le regole generali previste in materia e a livello giuridico si considera una vera e propria cessione di contratto con il consenso di entrambe le parti.

Tale procedimento genera una modifica soggettiva del rapporto di lavoro, che però continuerà ad esistere senza mai interrompersi. Il tutto resta regolato dal combinato disposto di varie norme, tra le quali il fondamento primario è certamente l’art. 30 del decreto del 2001.

Inoltre, in ambito sanitario bisogna considerare anche un’altra fonte, che si trova all’art. 52 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro dell’area comparto apposita. Questo stabilisce che con riferimento alla professione infermieristica e allo scopo di procedere nel modo più trasparente possibile la mobilità volontaria deve avvenire nel rispetto dei profili professionali. È consentita a tutti coloro che siano in possesso dei requisiti richiesti dal bando e non necessita del consenso dell’ente di appartenenza, che anche qui interverrà nel solo momento di finalizzazione del processo.

Il passaggio avviene in questo caso per base volontaria e non implica la creazione di nuovi posti di lavoro ma solo una ridistribuzione di forze lavorative nel servizio sanitario nazionale, essendo l’accesso consentito prevalentemente a personale che abbia stipulato un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Saranno le aziende che dispongono i bandi in base ai loro fabbisogni a determinare i posti disponibili per il trasferimento. Il percorso normativo inerente alla mobilità del dipendete infermieristico, e in generale di tutto il comparto, ha subito nel 2014 un’importante riforma normativa. La legge 114 del 2014 stabilisce all’art. 4 che le amministrazioni possano ricoprire posti vacanti con il passaggio diretto di dipendenti di equivalente qualifica che facciano domanda previo assenso della loro amministrazione di riferimento. Prima di tale legge venivano concessi alla PA di cessione almeno tre mesi per la ricerca di un nuovo sostituto, consentendo di non subire la diminuzione di una unità lavorativa fin da subito. Quest’ultima, infatti, non aveva né la possibilità né il potere di porre un veto all’intera procedura, nel caso di mobilità volontaria, essendo unico elemento richiesto il solo nulla osta dell’azienda accettante in questo caso.

La fascia economica

Resta fermo che, un infermiere appartenente ad una fascia economica D3, ad esempio, non potrà vedere annullata la propria fascia economica di partenza dopo il trasferimento nella nuova azienda, né potrà subire modificazioni. Su questo tema sono stati molti i conflitti e le incomprensioni, per questo solitamente si fa riferimento a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione che a sezioni unite ha deliberato, più volte, che la mobilità nel settore del pubblico impiego ha dei limiti riguardanti il rispetto sia dell’anzianità nella qualifica che nel mantenimento del trattamento economico pregresso. Questo è dovuto al fatto che i lavoratori sono per diritto dotati di garanzie essenziali, riguardanti la dignità ed equità di trattamento, che non possono pertanto subire modificazioni alcune nemmeno in caso di mobilità.

Questo tipo di procedimento è in grado di fornire vantaggi ad entrambe le parti, al lavoratore, da un lato, può consentire di spostarsi per avvicinarsi ai propri affetti e alle aziende, dall’altro lato, consente di arruolare personale già dipendente senza il bisogno di creare un concorso pubblico ex novo. In ottica prevalentemente aziendale, tuttavia, ci sono casi di problematiche insorte conseguentemente al passaggio di lavoratori che erano da loro stati formati in relazione ad un know-how specifico. In questi casi l’azienda è restia a concedere la mobilità e il lavoratore rischia di vedersi privata questa opportunità.

Modelli di domanda per interscambio

Solitamente le amministrazioni comunali sono dotate di modelli predisposti su cui basarsi per chiedere la mobilità ma per gli altri enti in realtà non esiste una documentazione predisposta e non tutte le aziende sanitarie li hanno. Per questo però ci sono dei siti da cui è possibile scaricare il modello da compilare oppure ci si può rivolgere ai sindacati di categoria oppure direttamente all’ordine di appartenenza, come accade nel caso degli infermieri.

Si allega di seguito un fac-simile di domanda per effettuare un cambio compensativo:

Conclusioni

Per concludere dunque, i vantaggi legati al fenomeno della mobilità nel pubblico impiego sono tanti. Come tante sono le modalità di attivazione delle diverse procedure, capaci di adattarsi alle diverse esigenze dei lavoratori. Per qualunque ne sia il motivo, certamente la mobilità porta dei benefici a chi decide di fruirne, importante però è scegliere di attivare la procedura consona alla propria situazione per essere certi di poter beneficiare delle giuste opportunità. I sindacati in questo possono aiutare, come guide da indirizzamento per il calcolo della situazione lavorativa personale e consigliare anche quali siano gli enti a cui convenga fare domanda considerando anche, in base ai vari portali, quali siano i luoghi in cui in cui si potrebbero avere maggiori possibilità di accoglienza.

In base alle relative valutazioni, la mobilità può presentarsi come una grande opportunità in grado di migliorare non solo la situazione lavorativa ma anche personale di alcuni lavoratori, che possono in questo modo avere anche un migliore stile di vita.

Per concludere bisogna solo precisare che chiunque abbia necessità o senta l’esigenza di cambiare il proprio luogo di lavoro e sia alla ricerca di un cambio compensativo può visualizzare gli annunci disponibili che vengono aggiornati e pubblicati periodicamente con tutte le richieste dei lavoratori o procedere all’inserimento di un annuncio comunicando cosa si sta cercando, il luogo di destinazione e la volontà di effettuare lo scambio.

Basta solo capire di cosa si abbia bisogno, procedere con una richiesta e la mobilità può davvero presentarsi come un’opportunità per migliorare la propria vita.